L’Agopuntura intesa nel contesto della Medicina Tradizionale Cinese può essere considerata a ragione come una tecnica terapeutica di per sé quasi completa, in grado di apportare beneficio a numerosissime patologie. I testi classici cinesi antichi e moderni contemplano moltissime applicazioni efficaci delle tecniche agopunturali tradizionali e l’esperienza clinica dei numerosi cultori di questa tecnica terapeutica in tutto il mondo è una riprova continua della bontà delle intuizioni millenarie dei medici cinesi.
In Occidente da parecchi anni l’Agopuntura è messa al vaglio dalla medicina ufficiale e sono numerosissimi gli studi pubblicati sulle sue più diverse applicazioni. Nelle banche dati scientifiche addirittura i lavori sull’Agopuntura superano per numero quelli sull’Omeopatia. Pur mancando ancora studi attendibili su tutte le applicazioni, sono state ormai accertate le virtù dell’Agopuntura in alcuni campi specifici.
Il limite degli studi che cercano di convalidare scientificamente questa tecnica sta nella difficoltà di studiare con metodi propri del linguaggio scientifico e medico occidentale dei fenomeni che la medicina cinese spiega con un linguaggio molto diverso. Per fare un esempio, quando la medicina cinese afferma che manipolando in un dato modo l’ago dopo l’infissione, tonifichiamo l’agopunto, si riferisce a un effetto ben preciso dal punto di vista del linguaggio medico cinese, basato sull’energetica, ma lo stesso concetto non è traducibile in modo diretto e univoco in termini biofisici.
Le applicazioni cliniche dell’Agopuntura riconosciute efficaci dalla comunità scientifica riguardano generalmente gli effetti della stimolazione di uno specifico agopunto, anche se nella tradizione cinese vengono utilizzati più punti combinati secondo precisi criteri di sinergia. In particolare è provata l’efficacia su alcune patologie.
La nausea e il vomito legati alla gravidanza, al decorso postoperatorio o alla chemioterapia antitumorale, rispondono molto bene all’Agopuntura su un punto del braccio, chiamato in cinese neiguan (PC6 secondo la nomenclatura OMS), come è stato riconosciuto anche dalla FDA (Food and Drug Administration) americana, l’organismo preposto alla valutazione dell’efficacia e della sicurezza dei farmaci e delle tecniche terapeutiche.
La stimolazione del punto jiaosun (TE20) posto sul cuoio capelluto in corrispondenza dell’apice dell’orecchio, si è dimostrata capace di regolare la secrezione ormonale nelle iperprolattinemie funzionali.
Una tecnica usatissima e molto studiata è la stimolazione con ago o con moxibustione del punto zhiyin (BL67, all’angolo ungueale esterno del quinto dito del piede) della gravida, per ottenere in modo dolce e praticamente privo di effetti indesiderati il capovolgimento di un feto che si trovi in posizione podalica durante l’ultimo mese di gestazione.
Diversi punti vengono utilizzati singolarmente o associati per ottenere un effetto di analgesia, utilizzabile anche per un’anestesia in corso di chirurgia o per attenuare i dolori del travaglio di parto.
Tecniche agopunturali quali l’Agopuntura auricolare sono da tempo utilizzate con successo tramite protocolli ben sperimentati nella disassuefazione dal fumo di sigaretta e nelle tossicodipendenze.
Oltre a queste indicazioni convalidate, esistono numerose evidenze, al momento indagate attraverso progetti di studio in parecchi paesi, dell’efficacia dell’Agopuntura in patologie quali la lombalgia, le sciatalgie, la cefalea, la nevralgia del trigemino, l’ipertensione arteriosa, i disturbi del climaterio, i disturbi del ritmo mestruale, i disturbi del sonno. I dati che provengono da questi studi condotti in Italia e all’estero sono molto incoraggianti e confermano che non si tratta soltanto di una tecnica antalgica (ambito nella quale spesso viene confinata), ma di un approccio terapeutico capace di regolare profondamente la fisiologia dell’organismo umano.
Considerando la virtuale assenza di effetti collaterali, l’Agopuntura si pone oggi come un promettente e sicuro strumento terapeutico. E’ comunque di primaria importanza rivolgersi sempre a medici di provata esperienza e che abbiano seguito un iter formativo specifico. Lo standard formativo oggi riconosciuto come basilare in tutta la Comunità Europea prevede corsi teorico-pratici di almeno quattro anni.