Le patologie dell’apparato gastroenterico sono indubbiamente fra le più comuni, e un elevato numero di pazienti, specialmente ambulatoriali, consulta il medico per problemi digestivi.
Il Medico di Medicina Generale (MMG) / Medico di Famiglia (MdF), così come lo specialista Gastroenterologo, si trova ogni giorno a dover prendere decisioni diagnostiche e terapeutiche per sintomatologie a carico dell’apparato gastrointestinale, non raramente complesse, sfumate, e quindi di difficile inquadramento; non solo: disturbi relativamente lievi del tratto gastroenterico possono compromettere lo stato di salute generale e, se non trattati, portare a severe complicanze.
Se si considera che le patologie dell’apparato gastrointestinale occupano il quarto posto come causa di malattia, subito dopo le patologie dell’apparato respiratorio, si comprenderà il perchè del desiderio sempre maggiore del MMG e del Gastroenterologo, di tenersi aggiornati sulle nuove acquisizioni in tema di terapia per le patologie digestive.
Oggi, con la terapia omotossicologica, si rendono disponibili molteplici possibilità di regolazione dei deficit funzionali del tratto digerente; si può intervenire sulle insufficienze d’organo; si possono risolvere i disturbi di origine neurovegetativa.
Il trattamento omotossicologico delle malattie gastroenteriche considera le molte possibili eziologie di queste patologie.
Si deve chiarire che non esiste un farmaco per una malattia, bensì una strategia terapeutica adattata, per ogni paziente, alla specifica espressione di questa nel singolo individuo ed alla peculiare eziologia.
Dopo diversi anni di esperienza clinica in Medicina Generale, ho constatato la grande efficacia clinica dell’approccio omotossicologico.
In particolare, in ambito gastroenterologico, i risultati terapeutici sono estremamente lusinghieri e, ciò che più conta, alla portata e alla comprensione di ogni medico preparato.
Esistono alcuni concetti di fondo che devono essere recepiti affinchè il trattamento omotossicologico delle patologie gastrointestinali possa essere veramente efficace e profondo nella sua azione.
La patologia gastroenterica non è patologia organo-regionale, essendo in grado di influenzare direttamente quasi tutti i tessuti. Basti pensare che quasi tutti i casi di cistite sono originati da batteri di origine intestinale (es. Echerichia coli), che l’ansia e la depressione sono correlate alla disbiosi intestinale, che un’efficiente muscolatura necessita di un buon metabolismo epatico, che nei bambini la premessa di un’affezione broncopolmonare è sempre a “livello” intestinale e nell’adulto la patologia articolare migliora nettamente con un accurato drenaggio gastrointestinale. Ad esempio, alcune malattie infiammatorie croniche intestinali, come il morbo di Crohn (descritta nel 1932 dal medico statunitense Burrill Bernard Crohn (1884-1983)) o la rettocolite ulcerosa, hanno chiare ripercussioni a livello di moltissimi tessuti. Il coinvolgimento infiammatorio di un tratto del colon sigmoideo o dell’ileo ha enormi ripercussioni sull’equilibrio organico globale, tanto da porre le premesse per la comparsa di patologie estremamente gravi che vanno dall’endocardite alla nefropatia autoimmune.
Un apparato così complesso e le patologie ad esso correlate non possono e non devono essere affrontate in modo settoriale: una corretta terapia deve necessariamente coinvolgere una revisione della dieta, un’integrazione vitaminico-minerale, uno stimolo costituzionale-reattivo e, più genericamente, deve mirare ad un riequilibrio psico-fisico globale. Il medico che intenda affrontare con qualche successo la patologia gastrointestinale, in particolare se cronica, deve saper utilizzare con sufficiente dimestichezza vitamine, minerali, probiotici, rimedi fitoterapici, rimedi omeopatici costituzionali ed omotossicologici di terreno.
A sua volta, la strategia omotossicologica, che è peraltro solamente parte di quest’approccio terapeutico globale, deve essere organizzata razionalmente per poter agire a vari livelli. In particolare, in Gastroenterologia si deve lavorare su diversi aspetti del problema. Una delle caratteristiche che distingue il medico omotossicologo dal medico convenzionale (ma anche dall’omeopata classico) è la domanda circa le cause della patologia in atto. La pratica omotossicologica di inserire la patologia in atto del paziente nella Tavola Omotossicologica porta a cercare le connessioni, le cause o le premesse della malattia attuale. A volte questo compito è particolarmente arduo, ma spesso è sufficiente un’ipotesi eziologica su cui lavorare e fondare, almeno in parte, la strategia terapeutica. Le patologie sono tutte multifattoriali, ma in ogni paziente esiste, in relazione alle proprie particolari esperienze e peculiare reattività, una concausa fondamentale. L’Omotossicologia, scienza medica eminentemente pratica fondata nel 1952 dal medico tedesco Hans-Heinrich Reckeweg (1905-1985), pone l’accento su questo concetto, perchè, individuato tale movente eziologico, è possibile intervenire su questo usando specifici gruppi di farmaci. Tenendo sempre presente che esistono due gruppi di cause per le patologie, quelle esterne-ambientali e quelle interne-costituzionali, possiamo in Gastroenterologia individuare almeno sei moventi patogenetici di malattia: causa tossica, causa infettiva, causa immunologica, causa genetica, causa nervosa, causa degenerativa.
Se l’ideale terapeutico è rappresentato dalla considerazione di tutti i fattori eziopatogenetici della malattia in atto e dall’approntamento di una strategia complessiva articolata in almeno cinque-sei farmaci omotossicologici, si possono tuttavia ottenere discreti risultati con una terapia semplificata che tenga conto soltanto di alcuni elementi essenziali.
In Gastroenterologia sarà essenziale:
supportare il tessuto affetto con un farmaco omotossicologico ad ampio spettro, che agisca a vari livelli;
influenzare rapidamente la risposta tissutale con un altro farmaco omotossicologico che agisca a vari livelli (con le diverse diluizioni operiamo sia a livello nervoso che organico).
L’associazione dei due farmaci omotossicologici rappresenta il livello terapeutico di base dell’Omotossicologia.
Evoluzione e complemento della strategia omotossicologica semplificata, che tende ad avere un’azione piuttosto generale, è la strategia omotossicologica specifica, che tiene conto in maniera più accurata delle esperienze cliniche accumulate in Omeopatia (Medicina non convenzionale descritta dal medico tedesco Christian Friedrich Samuel Hahnemann (1755-1843)) nel corso di molti anni.
Per ciascun organo dell’apparato digerente che sia affetto da una patologia, esiste una rosa di possibili utili farmaci omotossicologici composti. Uno o più farmaci saranno scelti in base all’ipotesi eziologica della patologia in atto. E’ interessante notare come, in relazione all’esperienza clinica omotossicologica, esistano farmaci antidegenerativi, immunostimolanti o drenanti, che hanno un’azione peculiare a livello gastroesofageo piuttosto che epatico.
Primo punto: individuazione anatomica della sezione dell’apparato gastrointestinale coinvolta dalla patologia.
Secondo punto: individuazione, anche ipotetica, di cause e concause della malattia.
In base a questi due elementi, si appronta la strategia terapeutica omotossicologica con l’utilizzo di appropriati farmaci composti.
Il passo successivo verterà sulla personalizzazione della terapia, grazie allo studio specifico della patologia e dei peculiari sintomi della malattia del singolo paziente.
A questo proposito, è essenziale l’uso di un importante strumento: il Repertorio Omeopatico-Omotossicologico. Da sempre la prescrizione omeopatica ha significato precisione e ricerca repertoriale. Analogamente si può dire per l’Omotossicologia che si può giovare di uno strumento moderno ed aggiornato come il Repertorio Omeopatico-Omotossicologico, utilizzabile oggi anche come programma computerizzato inserito in Windows.
La consultazione di testi, di articoli o di Internet per l’ormai vastissima casistica in ambito omotossicologico, deve rappresentare un ulteriore strumento di lavoro per il medico.
Attraverso l’utilizzo di tutti questi strumenti, è possibile completare la strategia terapeutica omotossicologica con i farmaci unitari in diluizione associata.
I farmaci unitari rappresentano una vera e propria miniera terapeutica praticamente inesauribile per il medico omotossicologo.
Praticamente esistono farmaci per ogni situazione clinica, ed è possibile, attualmente, l’interpretazione razionale della loro efficacia. L’unica difficoltà alla prescrizione dei farmaci unitari è che, spesso, non se ne conosce l’esistenza. Solo l’utilizzo del Repertorio permetterà di individuare farmaci molto specifici e risolvere rapidamente, ad esempio, una colica addominale destra con Magnesia phosphorica e sinistra con Coccus cacti. L’individuazione di un sintomo, di una localizzazione, di una modalità, di un aggravamento peculiari permettono di individuare, attraverso l’uso del Repertorio, quel medicinale omeopatico specifico che è spesso rapidamente efficace sul sintomo e completa la terapia di fondo effettuata con i farmaci composti ad azione tissutale o globale.
Ad esempio, in ambito esofageo, esiste una gradazione di rimedi unitari utili che agiscono dalla disfunzione del cardias (Aethusa), al problema infiammatorio acuto (Capsicum), dalla specifica esofagite alcoolica (Acidum sulfuricum) fino ai farmaci dei vari livelli di compromissione cronica dell’esofago (Acidum carbonicum, Cadmium sulphuricum, Kreosotum).
Dall’analisi critica dell’esperienza clinica omeopatica emerge, inoltre, come potrebbe esservi uno specifico tropismo di alcuni elementi della Tavola Periodica degli Elementi (ideata nel 1869 dal chimico russo Dmitrij Ivanovic Mendeleev (1834-1907)) per certe strutture anatomiche. Cosa ancora più interessante: sembra esservi un’affinità per strutture anatomiche analoghe per gli elementi dello stesso gruppo della Tavola.
Ad esempio, nel “gruppo” che fa capo al Cromo (Cr) troviamo il Molibdeno (Mo), elemento essenziale per la prevenzione delle tendenze degenerative nel distretto esofageo.
Il Cr ed i suoi sali, del resto, sono molto importanti per la terapia delle infiammazioni croniche dell’esofago (Kalum bichromicum).
In ambito gastrico è evidente l’importanza di tutti gli elementi del Quinto Sottogruppo della Tavola Periodica. Sia i composti dell’Azoto (N) che i vari sali d’Arsenico (As), Antimonio (Sb) e Bismuto (Bi) sono essenziali nella terapia e nella prevenzione dei danni delle mucose gastroenteriche. Interessante è notare che più la lesione mucosa è cronica ed avanzata, più necessita di elementi più pesanti e con numero atomico maggiore.
Gli elementi che in dose ponderale inducono maggiori danni sono anche i più interessanti nelle patologie croniche, quando utilizzati in diluizione omeopatica.
Al di là di queste considerazioni, esistono vari schemi che possono facilitare la prescrizione del rimedio omeopatico-omotossicologico. Tra questi, è sempre molto utile l’Inquadramento Neurovegetativo, che permette, spesso, l’individuazione non di un solo farmaco, ma di un gruppo di farmaci utili per il paziente, quando si inquadri il soggetto molto semplicemente come “Simpaticotonico-Ipermetabolico” o “Vagotonico-Ipometabolico”, che spesso corrisponde ad una tendenza rispettivamente diarroica o stitica. In questo modo, possono essere individuati correttamente alcuni farmaci chiave per la strategia terapeutica omotossicologica in Gastroenterologia.
Altra interessante modalità per un’efficace prescrizione è quella di ascoltare e visitare accuratamente il paziente (rispettivamente, anamnesi ed esame obiettivo), individuando la localizzazione anatomica della patologia in atto. Vi sono Tavole che permettono di individuare con grande precisione i rimedi omeopatico-omotossicologici con tropismo ben definito e che dovrebbero essere consultate durante la visita, in particolar modo del paziente con patologia gastroenterica.
Riassumendo:
In una prima fase dovrebbero essere prescritti eminentemente farmaci composti: in primis il farmaco di tessuto più indicato ed in seguito il farmaco di funzione e di attitudine psichica. Anche solamente questa formulazione terapeutica di base può dare risultati interessanti e duraturi. Contemporaneamente, studiando l’anamnesi del paziente, si potranno ipotizzare uno o più moventi eziopatogenetici, con il conseguente inserimento in terapia del farmaco di drenaggio, antidegenerativo, immunologico, ecc. . Almeno per il neofita sarà utile strutturare, in questo modo, la strategia terapeutica omotossicologica di prima visita.
In una seconda fase, in particolare se non si è ottenuto un risultato soddisfacente, si dovranno approfondire le modalità dei sintomi e le particolarità reattivo-comportamentali del paziente per ricercare sul Repertorio Omotossicologico (prima) e confermare sulla Materia Medica Omotossicologica (poi) uno o più farmaci unitari molto specifici che, spesso, comprenderanno anche nosodi, organoterapici ed oligoelementi.
Ottenuto un buon risultato clinico, si passa alla terza fase della strategia terapeutica omotossicologica, che prevede la riduzione dei farmaci a quelli essenziali per un buon mantenimento. Questo livello terapeutico è spesso costituito da farmaci composti ed unitari associati.
Esistono schemi terapeutici per le singole patologie gastroenteriche. Questi, che sono in piccola parte desunti dalla moderna Letteratura Omotossicologica ed in gran parte dalla mia personale esperienza clinica in Gastroenterologia, hanno dei limiti e dei vantaggi: un vantaggio è quello di avere una rosa di rimedi selezionati attivi su un determinato quadro clinico, in base a diverse esperienze cliniche; un limite, invece, è quello che uno schema, comunque, non può essere applicato pedissequamente, ma necessita di uno studio in relazione al singolo caso. Alcune volte i sintomi espressi dal paziente sono precisi e ci permettono di inserire in terapia un rimedio unitario, mentre altre volte siamo in presenza di quadri patologici complessi e profondi che necessitano di un drenaggio, di uno stimolo tissutale o di una modulazione immunologica, che meglio si ottengono con i farmaci omotossicologici composti.
Ogni volta la strategia terapeutica omotossicologica deve emergere da valutazioni attente e complessive che tengano conto dei principi omeopatici ed omotossicologici di base, utilizzando intuito, esperienza, coscienza e conoscenze cliniche supportate dagli strumenti specifici di questa pratica, come il Repertorio e la Materia Medica.